Intelligenza artificiale e nuovo Regolamento Macchine
Le applicazioni gestite da intelligenza artificiale sono parte di settori di produzione e di ricerca che nell’immaginario comune richiamano l’idea di una nuova rivoluzione industriale in atto. Le note aziende dell’hi-tech studiano da anni l’interazione tra utente e prodotto. Si stanno diffondendo infatti prodotti smart che capiscono l’utente e che migliorano le proprie prestazioni interagendo nel tempo. Tutti ne abbiamo almeno uno che continuiamo impropriamente a chiamare telefono.
Che l’interazione tra prodotto e utente stia diventando una questione che supera il semplice appeal di un prodotto ce lo dimostra anche il nuovo Regolamento Macchine. Il nuovo Regolamento Macchine infatti tra gli aspetti da considerare inserisce il comportamento delle macchine azionate da sistemi di intelligenza artificiale.
Questa novità porta almeno a due conseguenze importanti. La prima, più generale, è che nuove figure professionali saranno coinvolte nella progettazione di macchine, figure professionali preparate per lavorare nei settori più innovativi del mondo produttivo. La seconda, più specifica, è che una nuova tipologia di dispositivi di sicurezza dovrà essere progettata ed applicata. Si tratterà, dice il Regolamento, di dare un limite alle capacità di autoapprendimento di una macchina per evitare che un’eccessiva autonomia possa determinare una riduzione dei livelli di sicurezza, che possa causare per esempio scelte autonome fatte dalla macchina a vantaggio della produzione ma a scapito della sicurezza.
Possiamo immaginare un ambiente di lavoro nel quale l’utente potrà comunicare con la macchina tramite una sequenza di mansioni che la macchina riconoscerà e che saprà vorranno significare il verificarsi di una determinata condizione di rischio. Conseguentemente la macchina attiverà la funzione di sicurezza. Non stiamo però parlando di un microinterruttore che agisce in maniera identica applicato ad una macchina che lavorerà in maniera sempre identica fino allo smaltimento. Stiamo parlando di un sistema connesso che impara e migliora nel tempo. Pensiamo per esempio ad una macchina connessa ad una banca dati in cloud che legge i dati caricati da tutte le macchine dello stesso tipo. Dai dati che leggerà in cloud ogni macchina potrà apprendere tempi, funzioni, capacità di interagire meglio con le persone e con l’ambiente di lavoro. Potrà forse prevedere per tempo situazioni di rischio dialogando con le altre macchine che sono in funzione in diversi ambienti di lavoro di diverse aree geografiche. È stato calcolato che già oggi le comunicazioni che veicolano più informazioni sulla Terra non avvengono tra esseri umani ma tra prodotti dell’uomo connessi.
L’argomento è certamente di grande interesse. L’applicazione di dispositivi dotati di AI nella progettazione di macchine causa però un nuovo tipo di rischio piuttosto preoccupante: e se, nonostante le limitazioni date all’autoapprendimento, un virus intaccasse l’integrità del sistema?